1) In questa guerra si dà uno scontro esplosivo tra una violenza arcaica,
primordiale, tribale (in cui sono implicati sia i serbi che l'Uck) e una
violenza ultratecnologica, programmatica, apparentemente lucida e asettica.
2) Tutto smentisce gli apologeti dell'informazione globale, gli utopisti
del "tempo reale: nulla si sa dello svolgimento delle operazioni, i numeri e
i dati variano continuamente e vengono manipolati nei modi più diversi.
3) Terribili e perverse certe formule linguistiche usate dalla Nato (come
la "guerra etica", come l'uso di definire "errori" certi orribili scempi e
le conseguenti disinvolte "scuse").
4) La guerra ha rivelato la povertà culturale e la ristrettezza di
orizzonti, l'incapacità di vedere "oltre" di certi leaders (Clinton e Blair)
venuti fuori da un malinteso '68, cresciuti e affermatisi nel culto
dell'immagine e dei media, nella ricerca di un consenso spettacolare ed
esteriore.
5) La pretesa di fare guerra senza danni propri, sganciando bombe e
distruggendo alla cieca, comporta una nettissima divisione dell'umanità tra
coloro che stanno "in alto" e sicuri e coloro che restano "in basso" e
possono tutto subire.
6) L'Europa ha subito una sconfitta fin dal momento in cui si è dovuta
piegare in modo assolutamente subalterno all'iniziativa americana.
7) La guerra costituisce una gigantesca impresa economica, sia nel suo
aspetto distruttivo (quali guadagni per l'industria bellica per ogni bomba
scaricata!) che negli orizzonti della futura ricostruzione (quali guadagni
per le imprese certo non serbe che parteciperanno prima o poi alla
ricostruzione!.
8) La guerra comporta un aspetto "ecologico" che riassume in sé tutti gli
altri, che ne costituisce il quadro globale, anche se ben pochi sembrano
rendersene conto: trasforma in scorie, in detriti, macerie, gli esseri umani
e il loro mondo, annulla in brevissimi tempi lo sforzo paziente dei secoli a
salvare la vita, a rendere abitabile il mondo.