Nelle lunghe notti d'inverno le famiglie dei pastori e dei contadini curdi
si incontrano nelle case e si raccontano fiabe, facezie, leggende, che
svolgono una funzione pedagogica rilevante. E' un'occasione per i bambini
di venire a conoscenza della storia della propria famiglia, della tribù,
del popolo curdo. I fatti assumono aspetti leggendari e meravigliosi, dove
le azioni dei combattenti che difendono il proprio popolo dalle invasioni
straniere sono cantate, raccontate e ballate. Questa cultura orale resta
l'ultimo rifugio per non dimenticare le sofferenze del popolo curdo.
I racconti, le favole, i proverbi tramandano il codice morale e gli
ammaestramenti, contribuiscono a delinearne la franchezza e l'umorismo,
senza avvalorare una sterile intransigenza. Emerge il profondo equilibrio
di un popolo radicato sul proprio territorio e attento alla realtà
circostante: coraggio, ipocrisia, amore, lassismo, egoismo, fierezza sono
di volta in volta messi in gioco o trascurati a seconda che il narratore
valorizzi o rigetti questi sentimenti in funzione della sua identità .
In questa raccolta abbiamo voluto privilegiare la letteratura orale
trasmessa dai curdi nella propria lingua. I testi originali sono stati
pubblicati in Iran e Iraq nella lingua curda sorânî.
Abbiamo privilegiato un rapporto diretto tra la letteratura curda ed il
lettore italiano, evitando così l'utilizzo di lingue e letterature dei
popoli limitrofi, che avrebbero stemperato e attenuato le forti tinte
curde. Ci sembra giusto che i curdi si esprimano nella lingua curda. Tante
favole e leggende considerate persiane, turche, arabe, appartengono in
realtà al folclore curdo.
Le favole vedono protagonisti gli animali che danno agli uomini lezioni
salutari.
Alcune favole si trovano già in Esopo ("La volpe e il corvo") e nella
dossografia dell'antica Grecia, ma vengono qui riportate perché nel
passaggio al Vicino Oriente hanno acquisito nuovi elementi di riflessione e
saggezza popolare.
Alcune favole possono essere considerate troppo violente per essere
proposte ai bambini piccoli, poiché trasmettono come valori non negativi la
ritorsione, occhio per occhio dente per dente. Ma sono espressione di un
modello di vita spartano, in continua lotta per la sopravvivenza in un
ambiente ostile per le intemperie e l'oppressione politica. Una popolazione
ormai quasi completamente sedentarizzata ma che ancora contava un terzo di
nomadi alla metà del XIX secolo .
Spesso manca il lieto fine. Sono così riprodotte le amare vicende di un
popolo che non gode di alcun diritto sulla propria terra, dove la lingua
curda non è tollerata, dove la popolazione è vittima di durissime
repressioni. Una canzone esprime il senso d'isolamento e le vessazioni a
cui è sottoposto questo popolo: "Tutto ciò che è luce e colore appartiene
alla gente di città. Tutto ciò che è nero spetta ai curdi" . Espressione
di questa sofferenza il proverbio curdo "L'agnello è nato per essere
massacrato" e la presenza nel sorânî di almeno otto vocaboli per
indicare l'esodo.
Un popolo diviso tra cinque Stati, tre alfabeti, un idioma articolato in
due principali gruppi linguistici ed una miriade di dialetti, una ricca
letteratura negletta se non negata. E' un primato negativo che ostacola
l'elaborazione di una lingua comune per venticinque milioni di curdi, che
sono di origine indoeuropea. La divisione del Kurdistan ottomano (tra
Turchia, Iraq, Siria) sancita nel trattato di Losanna del 1923, la presenza
di una vasta regione curda in Iran e di una comunità curda nell'ex-Unione
Sovietica (concentrata in Armenia e in Azebaigian) hanno frammentato lo
sviluppo linguistico e culturale.
I due principali dialetti curdi, kurmângî (diffuso in Turchia, Siria,
Unione Sovietica, parte di Iran e Iraq) e sorânî (diffuso in Iran e Iraq)
furono scritti con l'alfabeto arabo fino agli anni '20. Poi in Turchia ed
in Siria gli intellettuali curdi adottano i caratteri latini per il
kurmângî . In Iran ed in Iraq si continua ad usare l'alfabeto arabo per il
sorânî . In Unione Sovietica dal 1939 viene imposto l'uso dell'alfabeto
cirillico. La compresenza di tre alfabeti complica ulteriormente la
situazione linguistica, per cui è profondamente sentita la necessità di una
lingua scritta e di un alfabeto comune a tutti i curdi .
Il curdo appartiene al gruppo nord-occidentale delle lingue iraniche .
Considerato un dialetto spurio del persiano, solo da due secoli ne viene
riconosciuta la specificità, grazie anche all'opera di un domenicano
italiano, Maurizio Garzoni, che nel 1787 pubblica a Roma, primo in
occidente, una Grammatica e vocabolario della lingua kurda .
La lingua curda comprende dialetti le cui differenze sono generalmente
proporzionali alla distanza geografica che li separa. Non ha mai avuto la
possibilità di unificarsi. Il predominio di un dialetto è strettamente
collegato all'espansione politica, economica e culturale dell'area in cui è
diffuso quell'idioma. In questo secolo Sulaimâniya ha assunto il ruolo di
guida del nazionalismo curdo. I maggiori letterati, studiosi ed esponenti
politici curdi iracheni provengono da quest'area, ragione per la quale
sotto il profilo culturale il dialetto di Sulaimâniya ha assunto una
funzione egemone, con lo sviluppo di una solida intelligentija che
rappresenta un polo di riferimento per il Kurdistan meridionale.
La letteratura curda è una ramificazione delle letterature islamiche. E'
caratterizzata dall'influenza delle culture limitrofe -araba, persiana,
turca-; l'ispirazione attinge copiosamente alla letteratura orale e
presenta una ricchezza e problematiche insospettate: fierezza e amore per
la libertà sono i temi dominanti. Tracciandone la storia emerge un
affresco del ruolo e delle condizioni della letteratura in una nazione
oppressa.
Nel XX secolo il movimento culturale curdo, che ha stretti legami con il
movimento nazionale, ha concentrato i propri sforzi alla riscoperta e
valorizzazione del proprio patrimonio letterario.
La produzione è cospicua, soprattutto se si include la letteratura popolare
tramandata oralmente dal popolo analfabeta, che ha inteso così esprimere
l'esigenza di conservare le proprie tradizioni e cultura. Consiste
soprattutto in canti d'amore e di guerra, proverbi, leggende e racconti. La
produzione è così abbondante che si può parlare di ipertrofia del folclore,
secondo l'espressione di O. Viltchevsky.
Le antiche tradizioni sono radicate soprattutto nelle aree rurali, lontane
dal sistema educativo e dalla repressione statuale. I villaggi curdi,
disseminati sulle montagne difficilmente accessibili, hanno pochi contatti
con il mondo esterno e riescono così a conservare il proprio patrimonio
linguistico e culturale.
Questa ricchezza deriva dall'isolamento geografico e dalla struttura
tribale, per cui ogni regione ed ogni tribù costituiscono una fonte del
folclore e conservano un proprio patrimonio di canti d'amore e di guerra,
racconti, leggende, proverbi. I canti epici narrano le lotte sostenute
contro arabi, mongoli, crociati, persiani e turchi, e spesso esemplificano
la tendenza curda a rielaborare il materiale narrativo dei popoli vicini.
Alcuni testi sono relativamente antichi e risalgono al XV e XVI secolo. I
canti e i proverbi scandiscono tutta la vita dei curdi, accompagnandoli nel
corso delle attività quotidiane, in occasione di gioie e dolori.
I principati furono i luoghi privilegiati della cultura curda dal XV al
XVIII secolo, quando il rigoglio feudale coincide con l'emergere di poeti
curdi. Ci sono numerosi esempi di principi curdi mecenati delle arti e
delle lettere. Si deve però sottolineare che l'intelligentija curda ha
avuto come riferimento culturale Istanbul, Tehran e Baghdad, acquisendo
così una cultura estranea al proprio contesto socio-culturale. Talora la
lingua curda viene negletta a favore del turco, del persiano e dell'arabo.
Nella storia recente affermare l'originalità della lingua curda non è solo
un fatto linguistico ristretto a pochi specialisti ma assume il carattere
di un riconoscimento politico, poiché la lingua ha costituito l'elemento
principale che ha mantenuto la coesione e la conservazione dello spirito
nazionale. Per questo i poteri centrali hanno puntato all'alienazione
culturale, cercando di impedire lo sviluppo e la diffusione della lingua e
della cultura curde. Perseguendo tale fine, il movimento nazionale curdo ha
sempre cercato di manifestarsi sotto una duplice forma culturale e
politica, esigendo l'apertura di scuole elementari e secondarie con
l'insegnamento della lingua curda, la creazione di università, trasmissioni
radio, giornali e pubblicazioni in lingua curda. D'altra parte gli
intellettuali curdi hanno saputo sovente congiungere all'impegno politico
le attività letterarie, pubblicando grammatiche, vocabolari, poesie.
Negli anni '2O il centro intellettuale si sposta da Istanbul a Baghdad.
L'Iraq sotto mandato britannico riconosce un minimo di diritti culturali
ai curdi, perciò si ha una fioritura culturale e letteraria. Negli anni '70
vengono inaugurate l'Università curda di Sulaimâniya (trasferita a Erbîl
nel 1982) e l'Accademia scientifica curda a Baghdad. La produzione
letteraria si sviluppa in modo impressionante: ricerche sulla letteratura
orale, raccolta di testi folcloristici, traduzioni, saggi, edizioni e
ristampe di opere antiche e moderne.