Il tragitto m’interpella c’è qualcosa d’assurdo
che fa certamente considerare la questione
ancor di più. Se parto da un punto
"fisicogeografico" ben determinato in funzione
dei miei affetti delle mie abitudini della mia
conoscenza non sono sicuro di essere esattamente dove
penso di essere posso anche fare il giro del punto
pensando al vento alla pioggia all’ora ma questo non
cambia nulla se penso troppo la mia testa si perde e il mio
corpo sballotta . Preferisco il punto rotondo che s’illumina
al punto che si spegne si tratta di trattenere il respiro
in bocca per non svenire proprio al
al confine dello stato di veglia come un animale aguzzo
i miei istinti. Se penso al freddo posso
effettivamente aver freddo ma se ho avuto caldo
l’istante prima posso riattivare questo calore
accumulato dolcemente leggermente senza fiatone.
Posso ugualmente correre molto velocemente fino al soffio
che si taglia nel respiro un vortice né caldo né
freddo zampilla come una fontana. Se proseguo il mio
cammino in avanti posso effettivamente guardare
indietro ruotando un piede sull’altro per mantenere
l’equilibrio simile alla banderuola al vento col naso per
aria inspirando leggermente i miei piedi tentano il
davanti-dietro anche la mappa si traccia dolcemente.
Posso pensare agli indizi come a note
direzionali ritrovo indefinitamente i miei affetti
che mi avrebbero fatto girare a sinistra poi a destra
aggirando lo stop e salendo a destra perché
ci sono delle scale e perché preferisco la salita che
dura alla discesa che sfugge...
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Sulla pianta della città M non cerco
trovo