Catalogo (delle navi = Omero)
Catalogo a perdere
Catalogo delle barche (o della barca)
La dieffenbachia di Nino senza cuccia, frustro, incucciato in un week end di neve,
mette su foglie ogni sei mesi da tre lustri.
Da cinque anni s’alza e va al soffitto la dracena
tronco-felicità di quattro amiche a cena.
Dono "onorevole"di Rita, lo spatifillo
dal ’94 fuor di ritegno figlia.
A gennaio sbocciano i ciclamini:
il rosa di Liliana per il cinqu-esimo mio compleanno,
quello rosso del Natale ultimo di Renza,
ridonato perché sopravvivesse alla sua morte,
il bianco-trasparente di Giuse’, il fuoco di Sasà.
Dai molti falangi nel soggiorno-entrata
primavera ramifica radici in cespi camusi o elati per altri cocci e vasi.
Lunghe le lingue delle donne
due volte all’anno fucsia,
bella l’araucaria, piene le altre grasse
(tre per cinquecento lire all’Unità,
festa popolare
oggi secolare)
e il cisso e una piantina, ora -ona, e il potos
(anafore paroliere di Che. Sa.,
metafore a garganella ciacoliere).
Begonia giacinti ortensie gerani
alloro trifoglio oleandro lunarie
tulipani prataiole a ciuffi - nei balconi -
e, sui ripiani dei libri semiseri,
fitta fedele intensa la “miseria”.
Pollice verde.
Non direi.
Seccate la gardenia e la violetta,
finita già da un pezzo l’azalea, fritta l’erba dei tetti, cotta di brina,
spenta la menta,
i tuoi pensieri
incartocciati, stretti,
seduli, incauti, Acca Kappa,
e l’anthurium, sempre tuo,
le foglie a cuore spampanate,
senza più fiori ormai, falsi i germogli,
non sa morire nemmeno sa campare
quasi che in cauda al suo perbene
nasconda e s’alimenti di venenum.