‘ Maternale ‘ è una raccolta che compie l’audacia del passaggio di una soglia.
Dall’indistinto dell’ombra – un’assenza, un cammino non fatto, “ un desiderio infitto/in
consumabile” ( pag. 17 ) – alla rivelazione di sé nella luce che “ strazia “ chi ne è stato
escluso.
Morte e rinascita, confessione e ri-conversione, attraverso un fare poesia che è
movimento infinito di trasformazione: perciò esso redime e consegna a un orizzonte
di salvezza, restituendo mondo e lingua nel profumo di un vivido scorcio.
Quella della Roberti è una scrittura che, inconsapevolmente, interroga chi legge; tutti
siamo nati da una donna, tutti – ma ancor di più le donne – siamo, quindi, stretti al
nodo del rapporto con la madre, radice di ciò che segna la relazione del soggetto con il
mondo, retaggio e indicazione di un sapere della vita.
Questa raccolta ci avvicina a un’esperienza di poesia ricca di sollecitazioni e di prospettive, a un linguaggio del soggetto femminile che, nello sforzo di dirsi, sottopone lo spessore semantico ad una severa disciplina testuale.
Ne deriva una scrittura intrisa di illuminazioni e accostamenti improvvisi, pur nell’asciuttezza e compiutezza della forma.
Dopo l’atto di svuotamento offerente, di separazione da un corpo e da un cuore di madre che non nutrono, di prosciugamento anche della realtà nella sua sostanza ontologica, il ritrovamento di sé, fiorendo dalla parola come da un seme, apre l’interiorità all’amore e alla gioia di esistere – “ (… ) fumo tabacco e recuperi di gioia /
mai conosciuta.” – pag. 43 .
Ciò avviene attraverso lemmi casti e fecondi, in quanto creatori di essere , esposti
perché nudi; tutti, comunque, articolati in un itinerario verso la rigenerazione.
Il filo teso della relazione con la madre è osservato da una intelligenza acuta,
partecipe, sofferente, che ne vuole, però, attraversare i limiti. Esso, mentre marca
l’asse semantico, in cui si inscrive il titolo della raccolta (“Maternale”) , diventa anche
tenuta vitale e strumento del desiderio di aprirsi ad un mondo segreto, senza tempo,
custodito nei fondali della genealogia femminile.
Solo così madre e figlia possono confluire l’una nell’altra, senza soluzione di continuità
ed entrare insieme nel flusso straordinario e tremendo della vita, riconducendo a un
senso ciò che pareva averlo perso.
E’ una salvezza pagata senza sconto. Nel breve testo messo in esergo e intitolato
“Dedica” leggiamo:” A mio onore / quel che ho pagato / il prezzo caro che mai ho
temuto / non il cammino fatto / sapevo bene / da qui non si poteva andare / in
nessun posto.”
E’ una lacerazione registrata con voce postuma, eppure vibrante.
Essa trattiene nelle sillabe lo scacco di una relazione, che è esperienza radicale del
vivere ed esperienza di poesia come conto con se stessa: un pagare di persona il
privato viaggio in un continente d’inferno, nella luce indifesa a cui si espone, ma
anche un cercare e trovare libertà nell’atto poetico, attraverso la sperimentazione
totale di sé nel territorio sconfinato della parola.
Rossana Roberti si e ci congeda con la tenerezza struggente di una possibile cerimonia
di accoglienza e di riconoscimento; dice, infatti, nel distico finale della raccolta :” (…)
ora mamma se vuoi / puoi prendermi in braccio “.