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Bollettario.it - versione telematica del quadrimestrale di scrittura e critica diretto da Edoardo Sanguineti e Nadia Cavalera
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ESTRATTO


Berio ed io

di Edoardo Sanguineti

Da una conversazione con Nadia Cavalera
Bollettario n°42


Ho saputo della sua morte da un giornale, è stato un cronista che me l'ha detto. Io sapevo che stava malissimo, che era una situazione molto molto grave, anche perché gli avevo parlato poco tempo prima che morisse. Però lui era estremamente ottimista e pieno di vita e questo mi dava una certa fiducia, anche perché lavorava moltissimo e così è stato fino alla fine. Poi la telefonata del giornale, appena arrivata la notizia , per un mio commento, che non feci perché non me la sentivo, in quel momento. Non ce la facevo, non ero in qualche modo in grado di rispondere. Poi ho ricevuto altre telefonate più tardi la sera.
Ci conoscevamo da oltre quarant'anni, non era facile fare un quadro di una esperienza così lunga..
Non sono andato comunque al funerale. Non vado mai ai funerali, preferisco ricordare gli amici così come erano nei momenti vissuti insieme. E per Berio si è trattata di un'amicizia straordinaria che solo in questi ultimi tempi si era un po' allentata, ma giusto negli incontri.
Non saprei infatti dire esattamente quando l'ho visto, per l'ultima volta. Era un po' che non ci vedevamo e che ci sentivamo solo per telefono, anche perché lui non stava bene.
Io dovevo andare a Roma, lui naturalmente avrebbe voluto che ci andassi quando si è inaugurato il nuovo Auditorium dell'Accademia, quello fatto da Piano. Invece io non potevo in quel periodo e, mancato quell'incontro, non è capitato più. Quindi un po' di tempo è passato anche se non è molto.
Si tratta di un'opera molto importante,(ricco di tre sale di varie dimensioni per concerti più ristretti che hanno situazioni di musica da camera o grande concerto) che io ho visto solo in fotografie o in televisione perché appunto non ci sono ancora andato.
L'inaugurazione fatta con molta solennità di questo Auditorium sarà stata tra la fine 2002 inizio 2003 . Ma non potei andare.
Certo ho perso l'occasione di vederlo un'ultima volta, ma non era molto semplice e poi dirò una cosa: con Berio che lavorava moltissimo perché aveva assunto molti impegni, perché pieno di volontà e di energia e anche perché riusciva a fare moltissimo, non era facile incontrarsi, diciamo per supplementi, ecco sì giusto per una circostanza così.
Insomma lui era totalmente assorbito da queste cose, tant'è che proprio per non stare a disturbarlo, molte notizie le avevo dalla moglie Talia quando capitava che ci telefonassimo.

Con lui comunque mi sono sentito l'ultima volta per telefono, una decina di giorni prima che morisse.
Mi ha telefonato perché aveva in progetto di preparare una "Passione", un Oratorio, tutto un genere musicale. Però lui non pensava ad una cosa liturgica, ecclesiastica o che altro. Voleva una passione guardata molto laicamente, mi spiegava, e allora mi chiese se io l'avrei fatta. Io dissi sì . allora la prima volta che ci vediamo ne riparleremo con precisione. E lui ribadì, intanto pensa tu a come costruirla testualmente, e poi ci incontriamo…

La prima volta che ci conoscemmo personalmente fu quando venne a casa mia per chiedermi di collaborare con lui, perché la Scala gli aveva commissionato un'opera che doveva preparare per la Piccola Scala . Aveva letto le mie poesie, non ci conoscevamo personalmente, mi telefonò, mi scrisse non ricordo ora bene come cominciò la cosa e venne a casa mia per spiegarmi come intendeva procedere in quest'opera. E questo avveniva nel 1961. Per Passaggio .
Ci lavorammo dal 1961 al 1962 e la prima esecuzione fu nel 1963, alla Piccola Scala E quello stesso anno preparammo, sempre su sua proposta (come è naturale che faccia un musicista che cerca collaborazione), ebbene preparammo per il Festival di Venezia, un balletto, che si chiamò Esposizione, eseguito da una compagnia americana ed era un balletto che conteneva testi che venivano recitati, detti, gridati variamente. Un lavoro molto composito che poi fu riveduto profondamente. Berio non lo fece più eseguire e, due anni dopo, nel '65, quando rivedemmo profondamente la musica lui e il testo io, divenne Laborintus II . "II" perché Berio pensava al mio Laborintus di poesia come parte prima. L'ascoltatore ideale era colui il quale dopo aver letto il mio libro continuasse passando da un libro ad una opera musicale con Laborintus II. Questa l'intenzione di Berio, ma io in quel lavoro non ho messo testi di Laborintus se non in pochissimi passaggi. Il resto sono testi scritti apposta, rielaborati da quelli di Venezia, di Esposizione , e poi molte citazioni, con particolare riguardo dantesche perché Laborintus IInacque invece per commissione della Radio francese nel settimo centenario della nascita di Dante. Facevano una "giornata Dante", ventiquattr'ore dedicate a lui, e a Berio era stato proposto di preparare qualcosa per questa occasione. Pensammo subito a una cosa che, nata per la Radio, potesse poi diventare uno spettacolo, un testo di teatro musicale E così avvenne, è stato eseguito infinite volte dappertutto in forma drammatica, oltre che in forma da concerto. Si continua ad eseguirlo come un Oratorio diciamo così per voci e per orchestra . Comunque chi lo mette insieme è molto libero perché non ci sono indicazioni sceniche precise, infatti le abbiamo accuratamente evitate così da lasciare libera facoltà di esecuzione . E una volta io stesso feci la regia di Laborintus II alla Piccola Scala, a Milano.
Questo nei tardi anni Settanta .
Raccontarne ora sarebbe complicatissimo, lunghissimo. Quello che posso dire è che scelsi qualcuno che facesse i costumi e le scene e scelsi Mario Persico, un pittore napoletano che amo moltissimo . L'opera era diretta da Berio stesso e quella stessa sera, poiché Laborintus II è un'opera breve, dura poco più di mezz'ora, si fecero due opere e io feci la regia di entrambe. Prima un'opera di Monteverdi , il combattimento di Tancredi e Clorinda, nella revisione di Berio e Berio dirigeva sulla scena con un piccolo gruppo strumentale, poi c'erano naturalmente i cantanti. Nella seconda parte dello spettacolo invece si dava Laborintus II . Anche lì l'orchestra molto più ampia era in scena, questa volta sul fondo della scena, faceva come da fondale, ecco in qualche modo e l'azione, che era un'azione di mimi, si svolgeva invece davanti. La voce recitante era fatta da mio figlio Federico. Posso dire questo sulla realizzazione, che io avevo voluto legare queste due cose così distanti nel tempo e nei modi sia musicali che scenici in modo da utilizzare degli elementi che comparivano per Monteverdi nella prima parte e poi modificati ma riconoscibili nella seconda cioè per la musica di Berio. Faccio l'esempio più semplice, evidente. Nella prima parte, cioè nel Monteverdi lo sfondo della scena era una gigantografia di un quadro di Brughel , La torre di Babele e figurava, in qualche modo, la città di Gerusalemme perché il combattimento si svolge presso le mura di questa città (il testo è quello di Torquato Tasso). Invece nel Laborintus II la stessa immagine era rovesciata e veniva a suggerire l'idea (omaggio a Dante, com'era Laborintus II) dell'Inferno come spesso lo si raffigura , anche nei libri scolastici , come una sorta di imbuto che si stringe al fondo. Perché quella torre costruita come una specie di montagna da parte di Brughel per strati sovrapposti quasi a cono, un cono interrotto, diventava molto facilmente utilizzabile per quell'altra immagine. In modo da creare un evidente raccordo tra cose che , normalmente, vengono trattate in modo diverso .
Purtroppo non esistono delle riprese complete, forse qualcosa presso la Rai, frammenti, pezzetti, ma allora non si usava riprendere tutto e si salvava qualche volta la registrazione musicale se veniva trasmessa in diretta o in differita, audio, non video. Di certo esistono però fotografie di scena presso la Scala .

Eravamo amicissimi. Al di là di quelle che erano queste collaborazioni di lavoro a intervalli perché ognuno di noi faceva tante cose. Lui lavorò anche con altri autori, come Calvino, ed io lavorai con altri musicisti . Però ci ritrovavamo sempre. Durante i quarant'anni non ci siamo mai persi.
L'ultima opera di Berio, l'ultima composizione musicale che sarà eseguita postuma a Parigi, a febbraio del prossimo anno, è la composizione dal titolo Stanze, dove lui utilizza cinque autori. C'è un testo che ho preparato apposta per lui, inedito,( lui desiderava che la composizione fosse costituita da una serie di testi). Oltre il mio c'è un testo di Paul Celan, poeta tedesco famoso e di…Caproni, sì Caproni . Non ricordo gli altri.
Voleva un testo che avesse riferimento con tematiche religiose anche laicamente affrontate. Allora presi il libro di Giobbe e tradussi con molta libertà costruendo e strutturando a modo mio dei passi del Libro di Giobbe, utilizzando il testo latino e traducendo in italiano e modificando nel montaggio, feci una specie…così . Naturalmente anche questo è inedito. Quando uscirà a Parigi la prima ci sarà un altro inedito mio perché l'editore che è la Casa Universal, per cui Berio lavorava, dove pubblicava le sue partiture, mi ha chiesto di scrivere un testo da mettere all'inizio della partitura, in un'edizione molto riservata che sarà fatta in un numero limitatissimo di copie.
L'opera era compiuta, pronta per essere stampata ed eseguita, l'esecuzione era prevista appunto per Parigi e allora ho scritto una poesia apposta. Da poco ho saputo che sarà pubblicata dopo in altre lingue e già ho ricevuto delle proposte di traduzioni per verificare che la cosa funzionasse, perché tradurre una poesia è sempre una cosa molto delicata e così ho spedito questa mattina qualche osservazione sulle traduzioni .

Il nostro rapporto molto stretto coinvolgeva anche le famiglie.Quando conobbi Berio, lui era sposato con la prima moglie, Cathy Berberian .
Formammo spesso un quartetto davvero di amici, io con Luciana e Luciano con Cathy. Viaggiammo anche varie volte insieme, a Bruxelles, a Parigi, in Olanda. Altre volte capitava di incontrarsi anche separatamente, anche prima che si separassero. L'ultima volta che vidi Cathy fu in un concerto che lei fece a Berlino, negli anni Settanta. La vidi eseguire musica, loro si erano già separati e poi la Barberian è morta . La seconda moglie era una giapponese, con cui ebbe anche dei figli , ma in quel periodo ci frequentavamo meno, per cui io la incontrai, la giapponese, anche quella con i bambini, però furono incontri molto più brevi, mentre con Cathy ci fu una grossa amicizia. E poi Luciano divorziò e con Talia di nuovo nacque una buona amicizia e ricostruimmo il quartetto perché anche Luciana e Talia si trovavano molto bene insieme e molte volte c'è stata l'occasione di vederci tutti e quattro o quando lui non poteva, a tre, a due..

Però non sono mai stato a Radicondoli . Per puro caso. Radicondoli non è comodo da raggiungere, io da solo non piloto la macchina se non in città o negli immediati dintorni. Molte volte mi propose di venirmi incontro con una macchina, lui aveva anche gente che poteva venirmi a prendere, ma rinviammo sempre, speravamo di avere ancora tempo, ma lui è morto e così mai vista Radicondoli.
Ci incontravamo in una sua casa a Firenze, più volte a Roma, come capitava, a Genova.
La prima volta che conobbi Talia era appena sposato e venne a presentarcela, a farcela conoscere, qui a Genova. Io abitavo in un'altra casa , ancora in via Cabella, una casa alle basi della collina genovese, dove c'è la circonvallazione a monte, come la indicano qui a Genova, ed era molto più centrale, mentre adesso vivo ai margini della città. E fu lì che venne Luciano, allora come molte altre volte. Anch'io però lo andavo a trovare, ma a Firenze e prima ancora a Milano , sua prima abitazione. Lui comunque viaggiava molto con lunghi soggiorni negli Stati Uniti di insegnamento musicale oltre che di concerti, conferenze. Però la casa per lungo tempo fu milanese. Poi adesso viveva in sostanza diviso tra la Toscana (Firenze e Radicondoli) e Roma, dove dirigeva l'Accademia Santa Cecilia.
Dirigeva anche un centro importante che si chiamava "Tempo Reale" . Io fui anche lì, a "Tempo Reale" , che è sulle colline fiorentine, una bellissima villa. Ci andai diversi anni fa, ma credo esista ancora e che l'abbia diretto lui fino alla fine.
Una cosa sicura è che lui in alcune cose, nell'ultimo periodo, utilizzava proprio gli apparati tecnici di "Tempo Reale" . Ci lavorava e lavorandoci penso bene che fosse ancora lui a dirigerlo.
Forse, visti i tanti impegni, aveva delegato qualcuno, ma era comunque ancora un suo luogo.

Tra le tante collaborazioni che abbiamo avuto è difficile a dire, quale possa preferire. A parte cose minori (lui utilizzava varie volte dei miei testi) ci sono quattro cose importanti : Passaggio e LaborintusII.già menzionati
Poi a me piace moltissimo A-ronne , questa è una composizione che nacque originariamente per la Radio olandese poi Berio la trascrisse per esecuzione. Nacque su nastro che, restaurato, divenne anche uno spettacolo per marionette, ed è una cosa straordinariamente bella.
E' del 1974, perché l'occasione era il cinquantenario del manifesto del Surrealismo, ma nessuno era obbligato a stabilire un collegamento esplicito. Ognuno, (perché erano state commissionate varie cose a scrittori, musicisti, eccetera), era libero di organizzare il suo lavoro.
A-ronne e' come dire dall'a alla zeta, un uso scomparso nella nostra lingua: ronne, l'ultimo segno tra i segni alfabetici, a-ronne, come alfa-omega.
Poi lui mi chiese di mettere in musica Novissimum Testamentum e ne fece due versioni. Quella più importante è la seconda, che si si intitola Canticum novissimi testamenti
E' una composizione per otto voci (otto cantanti solisti), quattro sassofoni e quattro clarinetti. Di molto difficile esecuzione, è anche difficile mettere insieme naturalmente queste otto voci e questi otto strumenti.
Sono lavori che si eseguono ancora ed esistono tutti in CD. Sia Passaggiosia Laborintus II di cui esiste più di una versione. Quella più originale è con la mia voce recitante. Laborintus II è l'unico comunque che ha una voce recitante.
Di A-ronnec'è il vinile, ma non so se sia stato fatto un CD, ma immagino che sia passato anche in Compact. Canticum novissimi testamenti secondo me è andato subito in compact.

E' difficile definire la sua musica, dare una definizione perché lui ha lavorato moltissimo e in modi molto diversi e, pur avendo naturalmente, come si dice, un suo stile, passava dall'oboe al quartetto d'archi, ai pezzi famosi delle sequenze per singoli strumenti. Non c'è, si può dire, genere musicale che lui non abbia toccato.
Per me come ho più volte detto, lui è stato la Musica, come oggi si può concepire e pensare. Io ho avuto la fortuna di cominciare a collaborare con musicisti, partendo da lui e di mantenere questa amicizia quarantennale.


Se qualcuno mi chiedesse da dove partire a conoscerlo indicherei "Sinfonia" , (lasciando da parte le cose fatte con me) che è una sinfonia ma con voci ed è forse l'opera che lo rappresenta in breve, se così possiamo dire , in quanto è una composizione di notevole ampiezza, però direi che è la più comunicativa per come tratta le voci, gli strumenti .
È una specie di autorappresentazione per capire tutto quello che lui aveva fatto prima e contiene in germe anche tutto quello che lui farà dopo. Raccogliendo un ampio consenso. Credo che lui abbia rappresentrato il musicista più importante del secondo Novecento in Italia. Qualcuno dice anche, e l'idea è molto partecipata, del mondo. E questo posso sottoscriverlo anch'io.




Note (a cura di Nadia Cavalera)

1) La notizia è stata data dall'Accademia nazionale di Santa Cecilia di cui era presidente e sovrintendente, dal 2000.
2) L'inaugurazione, variamente articolata, è iniziata il 21 aprile 2002 e si è conclusa ai primi del 2003.
3) Passaggio rimanda alll'avvento della civiltà tecnologica, vissuto come una sorta di Via Crucis, di cui è protagonista una donna. La prima regia è stata di Virginio Puecher, con la scenografia di Enrico Baj e Felice Canonico.
4)Sono circa quaranta i compositori che, a vario titolo, hanno utilizzato testi di Sanguineti.
5) Soprano, grande voce del Novecento, ha ispirato molti lavori di Berio, impegnato in quegli anni a studiare le «possibilità espressive della voce umana». E' stata sposata con lui dal 1950 al 1966. E' morta nel 1986. Dal loro matrimonio è nata Cristina Berio.
6) Marina e Stefano.
7)Il terzo matrimonio con Talia Pecker (nata a Tel Aviv, d'origine russa, pianista, docente di filologia musicale a Siena) avvenne nel Municipio di New York, nel 1977. Nel 1978 nacque Daniel, nal 1980 Jonathan (Yoni).
8) Località nelle colline senesi, dove in una tenuta di quindici ettari, a mezza costa, c'è la casa di Berio.
9) Berio, nato ad Oneglia nel 1925, figlio d'arte (il padre Ernesto e il nonno Adolfo erano organisti e compositori) è vissuto, dal 1945 al 1960. a Milano, dove ha studiato sotto la guida di Giulio Cesare Paribeni, di Giorgio Federico Ghedini, e dove, nel 1955, (dopo aver seguito i corsi di Dallapiccola negli USA ) ha fondato con Bruno Maderna (conosciuto ai corsi di Darmstadt, insieme a Pousseur e Stockhausen) lo studio di Fonologia della RAI, avvalendosi di collaboratori quali John Cage e Umberto Eco. Sempre in questi anni (dal 1956 al 1960) curò gli Incontri musicali, titolo di una rivista e di una serie di manifestazioni culturali
10) Dieci anni (tutti gli anni Sessanta) durante i quali insegnò in varie Università, tra cui Harvard, la Julliard School of Music di New York, il Mills College in California, la University of Columbia. Tornato in Europa nel 1972, lavorò in Italia e in Francia, dove dal '74 al '79 fu all'IRCAM di Parigi:
11)Tempo Reale,« fondato da Luciano Berio nel 1987, è un centro di ricerca, produzione e didattica musicale sostenuto dalla Regione Toscana, dal Comune di Firenze, dalla RAI-RadioTelevisione Italiana e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali. L'attività del centro mira alla produzione di lavori che utilizzino nuove tecnologie informatiche. I principali campi di interesse sono la spazializzazione del suono, l'elaborazione numerica dei segnali in tempo reale ed il restauro e la riedizione di opere storiche di musica elettroacustica analogica.» (da www.temporeale.it)
12)A-ronne,Documentario radiofonico per cinque attori su poema di Edoardo Sanguineti e nastro magnetico. Musica di Luciano Berio. Prima versione: Hilversum 1974
13) Sinfonia (1968-1969), per orchestra, organo, clavicembalo, pianoforte, coro e voci recitanti
14) Tra i tanti riconoscimenti ricordiamo: il Leone d'oro alla carriera, alla Biennale di Venezia nel 1995 (anno anche della laurea ad honorem, conferita dall'Università di Siena); il Praemium Imperiale il dalla Japan Art Association , nel 1996. Ha diretto inoltre le principali orchestre in Europa, in America, in Israele e in Giappone. E centinaia sono le sue composizioni per varie formazioni orchestrali, da camera e vocali.

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ultimo aggiornamento: domenica 14 settembre 2003 12.33.57
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