C'è un modo per allontanare dalla lettura e scoraggiare i lettori dal praticarla, e la biblioteca CIVICA "Antonio Delfini" di Modena l'ha scoperto e, tra il gaudio generale, applicato.
La scadenza del prestito che attua, in base al nuovo regolamento in vigore dal 1 gennaio 2001, è tassativa e basta un ritardo superiore a 30 giorni perché l'eventuale utente "distratto", in difficoltà o per necessità (l'imprevisto protrarsi di un viaggio, una malattia, l'impegno per una tesi, una ricerca...)venga fustigato con la sospensione dal servizio prestito, non soltanto nella sede centrale, ma, per un trionfo di compiaciuto rigorismo, IN TUTTE LE BIBLIOTECHE DEL SISTEMA COMUNALE. E col rammarico, forse di non poter intervenire anche in altre biblioteche locali o, perché no, in provincia.
Quanto dura la sospensione? Un periodo di ben 4 mesi. Quattro mesi di allontanamento forzato dall'acculturamento, dal piacere di portarsi a casa un libro desiderato e per più motivi non altrimenti procacciabile. Quattro mesi di astinenza culturale, per costrizione "comunale".
Ma non è tutto. Qualora l'incauto utente volesse, cocciutamente, ritentare l'approccio al libro "civico", dovrà sottoporsi alla penale pecuniaria e non simbolica di L.25.000. Una vera cifra per la maggioranza degli utenti, studenti per lo più.
A quando la gogna di una messa all'Indice dei "distratti", o di una qualche fahrenheit? Questa in verità, secondo qualcuno, è già ravvisabile in quel penoso mercatino interno che la biblioteca porta avanti, da troppo tempo. Invece di far tesoro di ogni libro in suo possesso, anche se solo in deposito.
Ma l'Assessore alla Cultura, il Sindaco sono a conoscenza di queste iniziative? La loro impopolarità, unita a quella di altre, paga elettoralmente? La risposta, purtroppo, è nei risultati delle recentissime elezioni.
2.
E visto che siamo in vena di ringraziamenti, un grazie anche a Gerardo Trisolino, per l'omaggio indiretto fattoci con Il giovane clochard, la sua ultima raccolta di poesie, che nel titolo riprende sì quello di una sua poesia, ma più apertamente il "giovin chochard" della poesia n. 16 di Vita novissima :
[…]ti piacci'ammettilo ti schiaccio ti sguscio dal ghiaccio mio pagliaccio (giovin clochard) che ridi e io taccio al laccio che faccio?[…]
Non è una illazione, ma una sua precisa intenzione che ci aveva preannunciato in una lunga lettera del gennaio del 1993, dove, dopo gli apprezzamenti per le mie "pirotecniche trovate linguistiche" e il dichiarato affascinamento per l'uso del dialetto galateo, aggiungeva: "ho avuto una vera e propria fulminazione a pag. 24, laddove tra parentesi usi l'espressione "giovin clochard". Ebbene, sarà questo il titolo della mia nuova raccolta di poesie." E più oltre: "mi ha dunque esaltato questa tua espressione. Pensa un po' a questa combinazione. non la trovi straordinaria anche tu?".
Ma un doppio grazie a Trisolino per la piccola modifica apportata nell'aggettivo, che pone il giusto divario tra le due realtà che l'espressione evoca. Il suo giovane clochard, tra panchine, tasche vuote, capelli unti e treni merci è fortemente neorealistico, il mio giovin clochard, tra un trulluzzo e liscio a mogadiscio o porto badisco, e flahbach memoriale di un bracco in attesa di riportare qualche ossicino al padrone pappone, affoga in un amaro ironico superrealismo allegorico.
Se ne sarà accorto lo stesso Trisolino che, nelle note del libro, uscito nel febbraio del 1996 (per le "edizioni del leone"di Venezia), non accenna minimamente a Vita Novissima
.
E forse è questa la combinazione straordinaria…
Quanto sopra comunque non incide affatto sulla gradevolezza del testo, che rappresenta un onesto distillato del proprio vissuto quotidiano, offerto in stille da versi lenti e incidenti, nella costruzione di una gabbia fatalistica fortemente sofferta, rifiutata, sull'onda delle pulsioni politico-sociali, civili proprie della raccolta precedente, "La cravatta di Stolypin", Manduria, Lacaita, 1987).
1.
Finalmente "Americanata"
di Marie Donna Lancaster
ha avuto, dopo cinque anni dall'uscita, una recensione!
Ne è autore Davide Argnani, direttore de "L'ortica", nel n. 70 (aprile-giugno1998).
Non è che avere una recensione faccia sempre piacere, specie nel'intorbidato panorama attuale, dove circolano pennivendoli, che per il solito piatto di lenticchie (se non per puro invidioso sadismo), invece di interpretare onestamente un testo, ne distorcono vergognosamente la realtà, palesando il massimo disprezzo della dignità altrui (per loro da martoriare a piacimento). Per poi, se richiamati, simulare (meglio, sotto qualche esterna dettatura) un guasto candore che non riesce minimamente però ad imbiancare i sepolcri delle loro anime, lì all'aperto, nella propria putrescenza.
Ma non è assolutamente il caso di Davide Argnani, che, seppur non ha colto l'identità totale della presunta autrice (Marie Donna Lancaster, morta nel rogo della sua casa!) con la traduttrice (Nadia Cavalera
, cioè noi - pluralis modestiae- "anima mia una e tria") è stato però molto benevolo, individuando giustamente il "forte sentimento di contestazione civile" che lo pervade ed evidenziando "l'intreccio magmatico di una realtà sanguigna e inseparabile dalla volontà del sentire poetico".
Inoltre ha definito il poemetto "snello e vaporoso come ali di gabbiani". Cosa che, lo confessiamo, ci ha commosso.
Non ci era mai capitato, in una recensione, tanta tenerezza verbale.
Grazie! (Abbiamo forse scoperto un motivo in più per velarci, talvolta, con uno pseudonimo?)
ultimo aggiornamento:
venerdì 6 luglio 2001 23.41.31