Guido Guglielmi
Guerra e democrazia
Afghanistan 7 ottobre 2001
Riassumo qualche riflessione su quello che è accaduto dopo l’attentato terroristico alle Twin Towers. L’attentato ha causato migliaia di morti, r dunque non è un tradizionale attentato terroristico che è iniziativa di piccoli gruppi. In questo caso dietro l’attentato terroristico c’è una potenza finanziaria che vuole affermarsi con la conquista di fonti primarie di potere economico: il petrolio del Caspio e del Sudan. Bin Laden ha ripetuto in qualche modo il tentativo di Saddam Hussein al tempo della guerra del Golfo di impadronirsi del petrolio del Kuwait. Ma questa volta ha voluto imporsi all’Occidente non con la guerra, ma con una nuova forma di terrorismo. Capiamo forse così perché una nazione tradizionalmente cauta nella politica estera, ma con forti interessi nel campo petrolifero, come il Regno Unito, sia stata così sollecita a rispondere all’iniziativa americana , e sia senza esitazioni intervenuta militarmente accanto agli Stati Uniti nella guerra contro i telebani. Alle radici del conflitto c’è uno scontro tra potentati finanziari, fortemente diseguali, che fa appello a due fondamentalismi contrapposti: l’uno religioso, e appunto l’Islam, l’altro laico, quello occidentale, con i suoi valori sempre più svuotati di contenuti. Da una parte e dall’altra una lotta del bene contro il male.Mi sembra difficile quindi prendere posizione per gli uni o per gli altri. Ma sarebbe sbagliato dire: né con gli uni né con gli altri. Occorre compiere un doppio lavoro. Un lavoro di chiarificazione che indaghi ( come hanno fatto in America scrittori e intellettuali coraggiosi) le colpe dell’Occidente (che sono poi conseguenze di un secolare colonialismo) e che cominci a ripensare criticamente e impietosamente il nostro concetto di democrazia, basato sui due principi di un consenso plebiscitario e di liberismo senza regole. E resta poi da fare un lavoro politico, che vuol dire incoraggiare, nel contesto della mondializzazione, tutte quelle forze, per lo più disperse, che non considerano l’ordine del mondo attuale un buon ordine, che lo considerano anzi pessimo, e in forme ancora inadeguate oppongono una resistenza. Perché è in questa resistenza che la democrazia vive ed esprime oggi la sua vitalità.
25 novembre 2001
ultimo aggiornamento:
lunedì 10 dicembre 2001 15.32.47
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