Hanno cominciato a negoziare qualche giorno prima del giudizio universale.
Lo sento: tutti
vogliono negoziare ora,
in questo preciso istante (non c’è più tempo),
negoziano ovunque,
negoziano tutti quanti,
nei caffè, apoplettici, attorno a tavoli rotondi,
sul pesante pugno politico,
sotto cui stanno ammassati popoli oppressi,
che fingono di cantare
l’osanna della libertà,
e invece ti soffiano all’orecchio
la cornamusa della schiavitù,
quando da lontano ogni cosa
appare chiara,
e grazie a chi
m’indusse a scrivere
la prima poesia:
cielo e terra
che anche negoziano in segreto
con la voce misteriosa della pioggia,
nel respiro di un giardino dell’Artsach.
Il milione di vittime del genocidio
ancora non trova posto da nessuna parte;
vagano urlando nel deserto,
medesima è la lingua della guerra,
ed è la stessa bandiera insanguinata, guarda,
avvolta sulla nazione
che cerca di fingersi all’oscuro.
40 miliardi qui dentro si prende la mafia,
negl’interrati bambini gracili,
come fossero portati all’asilo,
l’interminabile urlo della polizia
per crimini da lei stessa organizzati,
chi fugge va incontro al diluvio,
chi resta
subito è coperto dal terremoto,
con sabbia e ghiaia del criminale
che s’ammanta di autorità governativa.
Chi vola in cielo
(un cielo vuoto),
si svuota da sé di se stesso,
prega per gli orrori di chi è sulla terra,
considera quella una buona casa
e si rotola di gioia
sul pavimento bagnato avvolto dalle nuvole,
dove io cerco una mano senza posa.
Il sole, ora, col suo fuoco
fa nascere un nuovo fuoco dentro di me,
dammi, Signore,
non so cosa,
non so chi,
ci sono giovani senza casa e famiglia,
vecchie che vagano per le strade,
cercando senza sosta qualcosa da bruciare,
oh, ci si perde a ogni passo,
quando non si ha uno scopo sulla terra,
l’alcol vibra silenzioso
nella smorta pupilla degli occhi,
vedi, la voce della terra si muove
anche su quest’anima devastata,
lascia ch’io dorma accanto ai giornali appena portati,
contraddittori,
lascia che abbia la visione
che sul pianeta morente
da tanto non c’è una casa in rovina
e le parti che negoziano, ora,
si sono avvicinate.