Brilla pioggia e langue,
non sente falce il bimbo in un rivolo
di sangue; s'inchina Aurora in una giostra
pallida,
la rivoluzione è sperperata
dove latra un cane di rame.
Sillabe danno orrore,
in questo giorno di ottobre
felicità è dolore. Salpo, l'ira del temporale
rotola
le spoglie stanche. All'osteria vivo adulterato...
Nelle terre purificate
Nelle terre purificate da stenti, da fami,
un viso allucinato,
lo sguardo pietoso,
e si tace.
Porgere la mano. Chi non sa che vita
è perenne tortura,
il sole si rovescia nella tenebra,
gode il caldo del corpo
prova pena,
lascia una scia rossa sulla polvere,
èlarva, èmaschera,
tutto un focolaio di lebbra,
o pietà finta di seduzioni, allorché
un cuore perde vanto,
grido, rigido, furente,
immane quanto
questa gelida paura.
E gioì attesa
E gioì attesa. Si esaurì, in breve,
succhiò le mete altissime:
guardò da un'aerea altezza, usò amorose
favelle per un istante.
Indifferente a pene,
gustò il corpo bello.
La cecità è vuota. Va o sta
nulla muta, seme vuol cadere,
sarà campo duro? Spente
le parole sono
polvere. Qualcuno liquefa
la cera. Io.